martedì 22 ottobre 2013

Cappellone di San Nicola da Tolentino

Gli affreschi della Basilica di San Nicola da Tolentino sono stati miei compagni di vita almeno fino a trent'anni.
Era una visita quasi obbligatoria, anche se nessuno mi obbligava veramente.
Questi grossi fumetti parietali mi affascinavano. Mi preoccupava la strage degli innocenti, con i soldati dalle facce spietate e le spade metalliche e il bambino in primo piano a cui tagliavano la gola.
I colori espressionisti, i volti particolari delle donne, quasi sempre bionde, non certo una caratteristica delle donne marchigiane.
Ma la grandezza del pittore la vedevo nella fascia inferiore, quella con le storie di San Nicola che stavano ad altezza occhi di bambino.

Storie di San Nicola


San Nicola era un santo tranquillizzante, nonostante la tonaca nera da agostiniano.
Tutte le volte che soggiornavo in casa di mia nonna San Nico' imperversava in tutte le stanze. Mia nonna era la classica nonna di fine Ottocento con la religiosità popolare degna degli studi antropologici di De Martino.
Tutte le caratteristiche dei personaggi degli affreschi rimandavano ad un senso di tranquillità, tutti i particolari dalle mani affusolate ai volti sereni anche di fronte alla morte. Una morte che non è mai tale quanto piuttosto un transito, come l'anima innocente di San Nicola nelle mani del Cristo circondato da una folla di angeli musicanti e San Nicola da Bari (o Sant'Agostino) che controlla in secondo piano il transito del suo figlio spirituale.

Ma più salivi con lo sguardo e più la bellezza dei volti, i colori delle scene, ti tiravano verso un paradiso di angeli e apostoli fino all'angelo dell'Annunciazione che con le sue ali a piuma di pavone mi affascinava in maniera particolare, ma non soltanto me, che non avevo mai visto un angelo con ali simili, quasi una firma del pittore.
Un angelo mai più visto in vita mia con questa particolare iconografia. Infatti non c'era niente che potevi dare per scontato in questo ciclo d'affreschi.
Anche l'iconografia di certe scene avevano una pregnanza e un'originalità data dalla semplicità delle scenografie, talvolta d'impronta pregiottesca.
Si veda l'Entrata di Cristo a Gerusalemme con la città appena accennata, lontana da tutti i contemporanei.
Nonostante il tono primitivo delle scene, l'insieme è moderno, soprattutto la cura dei volti, la tridimensionalità dei corpi e dei panneggi paiono quasi distaccati dalla scenografia.
 Se lo sfondo è solo accennato come nella Presentazione al Tempio, al contrario dello stesso soggetto del contemporaneo e teatrale Taddeo Gaddi, i particolari sono riprodotti in maniera puntuale, quasi eccessiva.
Io ho sempre pensato che l'autore di questi affreschi fosse stato un bravo, ed eccentrico miniatore.
Il primo particolare che salta all'occhio, oltre le fasce divisorie, è la cura con la quale il pittore ha decorato le giare delle Nozze di Cana.
Una decorazione che non può non richiamare scene cavalleresche, ma anche il gryllo della seconda giara è iconograficamente un capolettera di un libro miniato.
Le decorazioni vegetali, tutto riporta ai codici.
Anche i draghi e altri animali mitologici appaiono istoriati nella base del letto della Madonna annunciata.


  Ma quello che impressiona è la fascia  decorata che divide le scene cristologiche dalla leggenda della vita di San Nicola.
Su questo potete anche leggere un articolo dove si conferma il sospetto dell'origine miniatoria di questa fascia decorativa particolare.
La cosa su cui non ci troviamo d'accordo è l'attribuzione del ciclo a Pietro da Rimini.





domenica 8 settembre 2013

La Deposizione di Pontormo

Firenze, Chiesa di Santa Felicita
Devo ammettere che il mio amore per Jacopo Carucci ovvero il Pontormo è nato abbastanza tardi e in circostanze casuali.
Transitando dal Ponte Vecchio verso Palazzo Pitti avevo sempre notato la chiesetta di Santa Felicita ma non ci ero mai entrato.
E' una chiesa molto antica, costruita sul percorso della via Cassia. Sotto gli archi ci sono raccolti varie testimonianze della Florentia romana.
Ci ero arrivato quasi per caso, volevo vedere la grata che dal Corridoio vasariano, che s'affaccia all'interno della chiesa, da dove i granduchi medicei assistevano alla messa, senza essere visti, ma più che altro senza essere pugnalati.

Corridoio vasariano, interno di Santa Felicita
Ma entrando ho subito notato sulla destra un piccolo gioiello, un altare costruito dal Brunelleschi. Ma il vero gioiello, che non mi aspettavo (ero ancora molto giovane), si trovava dentro: un grosso dipinto di una deposizione.




Pontormo, Deposizione
Non sapevo il nome dell'autore, era una composizione bislacca, con un andamento serpentino e con dei colori freddi e sgargianti, sembrava i personaggi fossero entrati in una stanza multicolore, i chiaroscuri erano banditi o quasi e un viluppo di corpi si stringeva intorno alla figura centrale del Cristo deposto quasi fossero accalcati in una struttura a piramide. Non avevo mai visto niente di simile: era Pontormo al massimo del suo splendore!
Oddio che fosse il suo massimo splendore non era detto, visto che ormai non possiamo più vedere gli affreschi della Basilica di San Lorenzo, orribilmente cancellati da una bella censura che li ha letteralmente grattati via dalle pareti della chiesa, anche questa gioiello architettonico dell'inarrivabile architetto della cupola del Duomo.
Pontormo era stato l'iniziatore del cosiddetto primo Manierismo, in compagnia di Rosso Fiorentino (che non è un amaro e nemmeno un vino) e il delirante senese Domenico Beccafumi. 


Pontormo, Evangelista, Santa Felicita
Ma Pontormo spicca anche tra gli altri manieristi, parrebbe una specie di Anti-Michelangelo. Le figure scultoree della Cappella Sistina, riprese completamente nel secondo periodo manierista, la Grande Maniera, quella di Vasari, sono scomposte nella pittura di Pontormo, la staticità michelangiolesca è sostituita dalla vivacità, il movimento, i volti poco fiorentini di Jacopo. Volti germanici, Pontormo ammirava Durer e questo è molto visibile negli affreschi della Certosa del Galluzzo. Ma anche in quelli degli Evangelisti che adornano l'esterno della cappella di Santa Felicita.
Pontormo è un pittore senza mezze misure: o lo ami o lo odi.
Io sto fra i primi, soprattutto dopo aver visto altri suoi capolavori, ma nessuno di questi, a mio avviso, è in grado di superare la deposizione nascosta in questa chiesetta fiorentina.



sabato 7 settembre 2013

Piccola presentazione

Simone Martini, Annunciazione
Ciao a tutti, questo blog non ha pretese scientifiche, soltanto curiosità (mie) e chiacchiere sulla mia materia preferita: la storia dell'arte.
Per storia dell'arte intendo storia dell'arte.
Comunque ci sentiamo presto e volentieri.

Vi lascio in compagnia del grande Simone.